Si è già discusso di come l’utilizzo delle tecnologie della Realtà Virtuale e Aumentata abbia riscontrato molteplici risultati positivi nel trattamento di una serie di patologie.
Il corpo e l’aspetto fisico rappresentano elementi importanti attraverso cui valutarsi, ma a volte, l’influenza del web dove si coltiva il mito di un fisico magro, però, può generare un senso di insoddisfazione tanto da portare le persone ad adottare comportamenti dietetici malsani. I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo che insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile.
Da qualche anno, però, gli studiosi del campo psicologico hanno tentato di integrare le tecnologie innovative del mondo virtuale per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare.
La realtà virtuale (RV), infatti, si è dimostrata un possibile strumento per cambiare l’immagine negativa che si ha del proprio corpo e offrire la possibilità di immergersi “fisicamente in un modo virtuale” in grado di poter generare sensazioni, emozioni e valutazioni uguali a quelle generate dagli ambienti reali.
VERONA E IL SUO PROTOCOLLO TERAPEUTICO
Il primo centro di cura dei disturbi psichici in Italia a proporre questa tecnica con buoni risultati è Villa Santa Chiara di Verona, che ha offerto un protocollo terapeutico che si avvale della Realtà Virtuale con risultati molto incoraggianti nella cura di disturbi psichici di vario tipo.
Il protocollo prevede l’affiancamento della VR nel tradizionale percorso psicoterapico, con diverse declinazioni preparate personalmente per ogni paziente.
Questo tipo di cura, però, prevede la presenza di due ambiti di competenza: quello psicologico e tecnico riguardante una solida esperienza informatica e di programmazione grafica.
La clinica prevede l’utilizzo di Avatar come supporto alla terapia per trattare i disturbi del comportamento alimentare.
Il Giornale della Scienze Psicologiche State of Mind descrive le fasi di questo percorso sintetizzato in 3 fasi:
- Nella prima fase il paziente disegna al computer l’immagine di come vede se stesso e contemporaneamente il terapeuta disegna una figura realistica del paziente. Quindi i due disegni vengono confrontati e si traggono delle considerazioni.
- La seconda fase prevede che al paziente venga fatto indossare il casco della Realtà Virtuale per permettergli di affrontare, attraverso l’avatar, le situazioni che di solito risulterebbero problematiche nei pazienti affetti da questo disturbo (ad esempio, fare la spesa, mangiare al ristorante, mostrarsi senza vestiti in piscina…).
- Nella terza fase il paziente viene aiutato a gestire meglio le proprie emozioni “mandando avanti l’avatar al proprio posto”, così da potersi confrontare con le proprie difficoltà in una modalità protetta.
Questo strumento ha permesso di condurre delle simulazioni in un ambiente protetto per il paziente che ha avuto l’opportunità di immedesimarsi in ambienti e situazioni virtuali costruiti ad hoc per il percorso di trattamento per quello specifico paziente.
Una volta indossato il caschetto, il paziente viene proiettato dalla realtà virtuale in diversi contesti, in cui dover sperimentare e confrontarsi con le proprie ansie e difficoltà. Gli ambienti tridimensionali sono generati da un software e permettono al paziente di interagire grazie l’utilizzo di diversi strumenti: joystick, sensori di posizione, guanti e tute.
In tempo reale, il terapeuta che lo affianca è in grado di valutare le emozioni e i comportamenti del paziente migliorando così la comprensione reciproca per stabilire il percorso curativo più efficace e acquisire una serie di informazioni che difficilmente sarebbero state raggiunte con metodi tradizionali come un classico colloquio clinico.
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